Il brano “La casa ventosa” è un
componimento che tenta di mettere a frutto le più recenti convinzioni sui modi
di intendere ed usare suoni concreti cui sono giunto: avverto il distacco dalle
voglie documentaristiche e dai tentativi di imitare i suoni reali attraverso le
registrazioni, in favore invece di grande attrazione per gli aspetti emotivi
con cui la dimensione acustica può impreziosire la percezione.
Free Download (05.06.2014) - (PAR015 - 2014)
Per ascoltare le tracce / To listen to the tracks
Emozioni e situazioni che qui tento di
esporre con i suoni ma che non di soli suoni sono fatte. Un intento più
letterario che sonoro, che prova ad usare i suoni - ad esempio - come le parole
vengono usate in una poesia, organizzate per
creare un' immagine e svanire in un altro mondo: suoni per dire con dei
suoni qualcosa che con i suoni non si può dire, gioia nel divenire sensibili ad
un esterno che può svelarsi, cercando di coglierlo usando un proprio mezzo, i
suoni, nel desiderio di trovare una propria via anche artistica. Non un
dizionario o un elenco, ma un libro-scrigno e soprattutto specchio.
Permea il tutto un sentimento notturno,
solitario, intimistico, un abbandono delicato alla reverie notturna. La casa ventosa si
occupa di suoni invisibili,
modesti, comuni, e di case.
Suoni di un mondo piccolo, della casa
silenziosa, suoni
della casa nella coscienza della sera che sopraggiunge,
quando appare in noi il senso del ricovero, di protezione, del riparo.
Una concezione psichica della casa, in
relazione al mondo sonoro che contiene: la casa da all'uomo che sogna dietro (...) la piccola finestra (...) la
sensazione di un esterno, tanto più diverso dall'interno quanto maggiore è
l'intimità della sua stanza (Bachelard).
La gatta sogna una pioggia di foglie;
se accosto un orecchio all'imperfetto telaio, vive e pian piano chiare tanto da
sentirne quasi gli spruzzi sul viso, ecco le onde del mare, come un'immagine
che nasce sulla carta fotografica nel bagno di sviluppo. Come una voce che pian
piano emerge dal fruscio delle onde corte, indugiando con tocco dolce sulla
sintonia, allargando poco a poco il rumore fino a ritrovarsi. Con un piccolo
omaggio ad Antoine de Saint-Exupéry, poeta e aviatore. Ed alla mia vecchia gatta, che
molto mi ha fatto scoprire.
Grazie.
Completano il lavoro i brani “Alla città blu” e “Marchi Moon”. Il primo è
temporalmente precedente agli altri ed è costruito quasi del tutto con suoni
molto elaborati, nel tentativo di rievocare uno scorcio di città dipinta che
conservo nei ricordi d'infanzia. Un'immagine, una situazione, una sensazione.
L'altro, “Marchi Moon”,
pare essere un intermezzo giocoso e auto ironico, un canto notturno inevitabilmente
corale, esattamente come lo è sempre lo spazio acustico che ci circonda. Per
quanto vuoto e
silenzioso possa
sembrare.
“Alla
città blu”, “Marchi
Moon” e “La
casa ventosa” sono preceduti dalla breve
registrazione di “un
prato d'estate”: si può considerarla un riferimento
per la taratura del volume d'ascolto, da regolare in modo che questo prato sia
appena percettibile, come se ci si trovasse effettivamente in quell'ambiente.
Inoltre mi sembra predisponga alla solitudine.
Sono le cinque del mattino, è il 19 di
aprile; mentre scrivo arrivano dall'esterno il rintocco dell'ora ed il primo
canto dell'alba.
Christian
Marchi, aprile 2014
Christian Marchi (Rovereto,
1975). Sin da bambino affascinato dal suono. Non tanto l'interesse per la
musica, comunque presente, ma piuttosto quello per i suoni, mi ha seguito ed è
stato seguito, portandomi a lavori di creatività sonora in ambito teatrale ed
audiovisivo.
Da oltre dieci anni
effettuo registrazioni dell'ambiente acustico puntando sulla massima qualità possibile,
impiegando poi questi suoni anche in percorsi di studio e ricerca personali.
Pur svolgendosi in un
ambito così tecnico, questo approccio ha il desiderio di essere in primo luogo poetico:
proprio a questa natura ambiscono i miei lavori personali.
“In qualche momento, breve
momento, credo di riuscire. Ma potrei sbagliarmi...”.
“Non lottare per comporre una poesia eccelsa; con molto addestramento,
essa si comporrà da sola”.
(T. Fujiwara)
Contatti:
christianmarchi@libero.it
(331-1423387)
English text
“La
casa ventosa” (“The Windy House”)’s composition tries to develop my recent
thoughts about the way of intending and using concrete sounds. I feel the
detachment from documentary desires and the attempts to imitate real sounds
through recordings, giving instead great attention to the emotional aspects
which the acoustic dimension makes us appreciate.
I try to
show emotions and situations with the sounds, but they are not made only by
sounds. A more literary than a sound intent which tries to use sounds – for
example – as words used in a poem, organized to create an image and fade away
in another world. Sounds to say things with sounds, something which we can’t
say with them, joy in making sensible
the outside which can reveal itself. This, trying to catch it using its own means,
the sounds, as a way to find an artistic personal way. Not a dictionary or a
list, but a casket book or better a mirror.
Everything
covered with a nocturne, solitary, intimate feeling, a delicate abandon
dedicated to a nocturnal reverie. “La casa ventosa” is about invisible and
modest sounds and houses.
Sounds
of a little world, sounds of the silent house, home sounds of the awareness of
the coming night, when it appears in a sense of refuge, protection and shelter.
A psychological
idea of the house linked with the sound world: “ the house gives the dreaming
man behind (…) the small window (…) the feeling of an outside, as different
from the inside as bigger is the intimacy of his room” (Bachelard).
The
she-cat dreams a rain of leaves. If I approach the ear to the imperfect loom,
she lives and little by little the sprays on the face become clearer as almost the
hearing. Here the sea waves, as an image coming from a photo paper in the
developing bath. As a voice which more and more comes out from the rustling of
the short waves, lingering with a gentle touch on the tuning, widening
gradually the noise till meeting himself. As a little homage to Antoine de
Saint-Exupéry, poet and aviator. And to my she-cat which made me discover so
much.
Thanks.
“Alla città blu” (“To The Blue City”) and “Marchi
Moon”’s compositions accomplish the release. The first one was made before the
other ones and it is built with elaborated sounds as an effort to evoke a
foreshortening of a painted house, which I keep in my mind since my childhood.
An image, a situation. Marchi Moon, instead, seems more a playful and self
ironic interlude, an unavoidable singing choral nocturne, exactly as it is the
surrounding sound space. As empty and silent it may seem.
“Alla
città blu”, “Marchi Moon”
and “La casa ventosa” are preceded by a short recording of a summer lawn. It
can be considered as a reference for volume listening calibration, so that this
lawn can be just perceptible as if we stayed in this environment for real. Also
it seems to me it can predispose the listener to solitude.
It’s five in the morning, the 19th
April, while I’m writing, it comes from the outside the clock stroke and the
first dawn singing.
Christian Marchi, April 2014
Christian Marchi (Rovereto, 1975). Since from childhood he is fascinated
by sound. He is not so much interested in music, anyway always present, but in
sounds, bringing him to work in theatre and audiovisual field.
Since 10 years he has been
recording the acoustic environment trying to reach the maximum sound quality
and, then, using these sounds to his own study and researches.
Notwithstanding being his work in a technical
side, his approach comes from the desire to be in first place poetical: to this
his personal work aims …
“In some moment, a short one, I even believe
to achieve it. But I could be wrong…”.
“Don’t fight to compose a sublime poem; with
lots of training, it will compose by itself”.
Interessante, originale, naturale, poetico. E' vita.